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le origini

Già 2000 anni fa, la patata era il cibo degli Incas. Il suo nome era papas e la consideravano un dono di Axomana, una loro Dea.

Di essa conoscevano ben 40 varietà: a buccia giallo chiaro, rosa grigio, marrone violaceo, scuro, chiazzato e screziato. Essa rappresentava l’alimento base della popolazione degli altopiani, dove ivi cresceva spontanea.

Per meglio conservarla venivano utilizzate tecniche particolari; ad esempio, usavano stendere le patate su un letto di foglie e le lasciavano per 5 giorni:

di notte gelavano e di giorno le donne le calpestavano in modo da far uscire l’acqua che il sole poi faceva evaporare.


L’operazione era resa possibile grazie all’umidità relativa dell’aria che, a quelle altitudini, si mantiene costante. Una volta essiccati i tuberi, venivano conservati in speciali magazzini dove la circolazione dell’aria era assicurata.

Pare che riuscissero a conservarle anche per 10 anni. Le patate venivano consumate sfarinate; la loro farina era chiamata “chunu” e serviva per confezionare zuppe condite con un po’ di carne di lama o con qualche legume.


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